3 agosto 2012

Lorenza Ghinelli - Il Divoratore

Autore: Lorenza Ghinelli
Titolo: Il Divoratore
Anno: 2011
Casa Editrice: Newton Compton
Pp: 254
Genere: Thriller





Ho trovato interessante questo libro dell'autrice finalista al Premio Strega 2012 con l'altro suo romanzo La Colpa. Si tratta di un thriller di cui il protagonista è Pietro, un bambino autistico con la sindrome di Asperger, capace di disegnare egregiamente la realtà che lo circonda. A dire il vero, io non avrei definito lui il protagonista di questa storia, tutt'al più è la chiave che sblocca la situazione. Alice, la sua educatrice professionale è colei che ci conduce attraverso la trama ed il suo risvolto. In un piccolo paesino, Pietro e suo fratello Dario, piccolissimi, sono bersaglio di scherno da parte degli altri bambini, che prendono in giro il povero autistico. Un giorno Filippo, un piccolo bulletto incompreso, insieme a Luca e Francesco, raggirano Dario dicendogli di voler giocare con lui, a patto che ci fosse anche Pietro. Dario, tutto contento che, proprio loro!, vogliono giocare con lui si porta il fratello dietro. Inevitabilmente quest'ultimo diventa bersaglio di cattiverie. Durante il fatto, intanto, un vecchio ha seguito tutta la scena dietro un albero. Disturbato da quanto è successo, Pietro disegna l'accaduto, compreso il vecchio. Da questo momento in poi iniziano a scomparire Filippo, Francesco, Luca e anche Dario, perchè da cattivo bambino si è portato dietro il fratello autistico. Il vecchio è il Divoratore, l'Uomo dei Sogni. Nel frattempo Alice ricorda... aveva un'amica, vent'anni prima, Lucrezia, uccisa di fronte ai suoi occhi da... da lui. Era cattiva Lucrezia, perchè prendeva in giro Denny Possenti, un bambino con gravi problemi in famiglia, padre alcolizzato e madre drogata. Preso in giro da tutti, non solo da lei. E Alice parte da questi ricordi per capire se c'è un modo per fermare quest'uomo. E' grazie a Pietro se ricorda, ai suoi disegni che ritraggono il vecchio. E da lì si scoprirà che... vedrete.
Troviamo il tema dei bambini con gravi problemi in famiglia, dai genitori alcolizzati e drogati ai quelli troppo oppressivi, onnipresenti e dannosamente iperprotettivi. Tutto ciò si ripercuote sulla vita di un bambino che, come si sa, si rifugia nella fantasia dalla realtà, e mischia l'una nell'altra... E sembra quasi di scorgere una matrice à la Dorian Grey, in cui però il soggetto del quadro ha connotati molti differenti da quello di Wilde, molto più violenti. Un soggetto che percepisce le contraddizioni del povero bambino che è combattuto tra un'etica che gli impone di comportarsi bene e l'impulsività del suo astio per i torti subiti.
Mi è piaciuto lo stile della Ghinelli, essenziale ma non banale, con bei giochi di parole. Uno stile che si fa psicotico quanto i personaggi stessi e che aumenta il ritmo quanti sono i battiti del cuore quando c'è da avere paura. Particolare il fatto che non guarda da un punto di vista univoco di un solo personaggio, durante il racconto, ma salta dall'uno all'altro come se tutti fossero il soggetto della narrazione, ogni loro emozione e sensazione è visitata dall'autrice in prima persona, personaggio per personaggio, senza focalizzarsi solo con uno solo, magari il principale. L'unica cosa che fa storcere leggermente il naso é che lascia il suo stile inalterato quando, ad esempio, fa parlare Alice tramite un diario. Non ha personalizzato lo stile adattandolo di personaggio in personaggio, in modo da dare ad ognuno una sua concreta personalità. Ma fa nulla. Una dimostrazione del suo stile psicotico volevo farvela leggere con un piccolissimo passo:

Denny tremava. Vedeva incombere la tetra figura di suo fratello sui corpi delle bambine. Non voleva che accadesse nulla. E invece sì. Lo voleva eccome. No. Non lo voleva. Ad Alice no, ne era certo, ma a Lucrezia sì. No, non era giusto che accadesse nulla nemmeno a lei, in fondo era stato solo uno sgambetto, uno sgambetto, sì, un fottuto stramaledetto sgambetto di quella lurida cagna mangia merda, ecco cos'era stato. Doveva crepare, la stronza. No! Non doveva morire. Sì. Doveva crepare.

Insomma il libro prende parecchio. Io l'ho finito in tre giorni, contando che sono comunque 250 pagine, ma il corpo del testo non è proprio piccolo e anche la lunghezza delle righe non è ampia. Si fa leggere, e ve lo consiglio per farvi investire da una ventata di aria fresca (e nostrana) nel panorama del thriller.

Dr. Jekyll

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