12 giugno 2012

Concerto Dimmu Borgir - Orion Club, Ciampino (Roma) - 11/06/2012

Aspettavo con trepidazione questa data. Finalmente avrei potuto vedere una delle mie band preferite in sede Live: i Dimmu Borgir. Biglietti acquistati già da Marzo, mancava soltanto che passasse il tempo. Ed eccoci qua.
L'evento si chiama An Evening with Dimmu Borgir e i nostri ripropongo per intero Enthrone Darkness Triumphant, l'album che li ha consacrati nel lontano 1997, insieme a un bel pò delle migliori hits da loro concepite. Dopo una giornata intera in giro per Roma, a fare da Cicerone ai miei amici che sono venuti dalla provincia di Bari apposta (4-5 ore di passeggiata), mi sono recato sul posto insieme alla mia compagna Miss Hyde per assistere all'evento. Si fa la fila (non troppo lunga a dire la verità, mi aspettavo un bel pò di gente in più, ma... improvvisamente la folla spunta dal nulla appena iniziano a suonare), si entra e si prende posto in prima fila, sulla destra del palco, spiaccicati contro le transenne. Basta allungare una mano che puoi toccare i monitor, le testate e magari sgraffignare la scaletta del concerto attaccata lì, a terra. L'atmosfera è palpabile, molto più intima rispetto ad altri grandi show dei norvegesi dove ci sono almeno due metri tra le transenne e il palco. Insomma, dalle 20.30 abbiamo atteso, tra una chiacchera e l'altra con amici e altri presenti, fino alle 22.00. Ed entrano in scena puntualissimi. Una breve intro e partono sparando una massiccia Mourning Palace e da lì in poi tutto Enthrone per intero. Abbiamo Galder proprio di fronte a noi! E ogni volta che finisce un pezzo allunga la mano per toccarci e regalarci un plettro (con la mia fortuna non ne ho avuto nemmeno uno, poco male). Interagisce con noi, ci incita, ci fa urlare e ci annuisce compiaciuto. Ha carisma. Di tanto in tanto si avvicina Silenoz, che troviamo con i capelli rasati, devo dire finalmente perchè ormai aveva un solco al posto della riga, ma il suo look intimorisce ancora di più. Si vede che è carico, non riesce a stare fermo un attimo, ed effettivamente il pubblico non è numeroso secondo le loro abitudini ma è dannatamente caloroso e carico. Poi si avvicina anche Cyrus, il bassista turnista, della madre-band Susperia, e anche lui fa scena. Shagrath rimane fermo inamovibile al centro del palco, carica la folla e tra vari screams allunga il microfono per far cantare la folla. L'altro turnista è Gerlioz, il tastierista che sta lì, fermo, dietro le sue quattro tastiere a diffondere sinfonie e muovendosi in modo surreale e psicotico, merito anche dello strano facepainting. In ultimo Daray, il batterista (turnista anch'esso) proveniente dai Vesania, che ormai sembra ben integrato nella band, chissà magari diventa membro fisso. L'immagine è forte, il look è originalmente caratteristico dei norvegesi e la musica sempre più potente. Quando attaccano il terzo pezzo, In Death's Embrace, sembra iniziare un terremoto tra la folla. Le prime note fanno tremare l'Orion e le transenne barcollano pericolosamente. Tutto Enthrone fila liscio come l'olio. Forse verso la fine, essendo gli ultimi due-tre pezzi non tanto da sede live, il pubblico sembra calmarsi un attimo. 
E improvvisamente com'era iniziata così finisce... la prima parte. Un brevissimo intervallo, con le versioni sinfoniche di un paio di pezzi dell'ultimo album, Abrahadabra, e Daray attacca con un assolo di batteria. Ecco la band che torna sul palco e attacca con le ultime hits, le più mature e maestose. Senza nulla togliere ai pezzi di Enthrone, i nuovi brani hanno qualcosa in più. Enthrone è l'album che li ha portati a distinguersi, ma aveva qualcosa di stampo ancora classico, seppur originale. Ma gli ultimi album sono sperimentali, innovativi e sono... Dimmu Borgir. E infatti durante l'esecuzione il pubblico non si stanca mai e non cala di attenzione nemmeno un secondo. Attaccano con Vredesbyrd, e dopo arriva la monumentale Kings of Carnival Creation. Magistrale. E sulle parti pulite del caro vecchio Vortex il rimpiazzo siamo noi, il pubblico, che cantiamo le melodie al posto del playback. Fantastico. Interagiamo con la loro musica come se ne facessimo parte e ci sentiamo tutti un pò Dimmu Borgir. Seguono tre pezzi dell'ultimo Abrahadabra. E così i cori di Dimmu Borgir, siamo noi a farli, così come i "Ritualist!" della omonima Ritualist e il cantato (e qui c'era il playback, ma l'abbiamo coperto con il nostro cantato) di Agnete Kjolsrud in Gateways. Segue la claustrofobica Puritania e un breve intervallo, giusto il tempo di introdurre le note dell'introduzione di The Serpentine Offering, che il pubblico canta a gran voce. Anche qui le parti di Vortex saremo noi a cantarle. Così come nella finale e meravigliosa Progenies of the Great Apocalypse. Pezzo splendido, e quando a metà canzone si calma, sappiamo che è la quiete prima della tempesta. Perchè appena riattacca, con il blast beats martellante e lo scream di Shagrath, tutto trema, sembra distruggersi come l'apocalisse. Incredibile. 
Uno show perfetto. La scaletta completa praticamente è questa:

- Mourning Palace
- Spellbound (By The Devil)
- In Death's Embrace
- Relinquishment of Spirit and Flesh
- The Night Masquerade
- Tormentor of Christian Soul
- Entrance
- Master of Disharmony
- Prudence's Fall
- A Succubus in Rapture
- Raabjørn Speiler Draugheimens Skodde

Intervallo + Drum solo

- Vredesbyrd
- Kings of the Carnival Creation
- Dimmu Borgir
- Ritualist
- Gateways
- Puritania
- The Serpentine Offering
- Progenies of the Great Apocalypse
- Outro: Perfection or Vanity

Una scaletta corposa insomma. Peccato che non siano stati toccati pezzi di Spiritual Black Dimension e Stormblast, ma poco male. Lo show ha compensato tutto.
Finito il concerto ci siamo catapultati fuori, sperando di poter accedere sul retro per incontrare i musicisti, ma stavano preparando delle transenne. Fortunatamente anche qui ci siamo trovati in prima fila, pennarello indelebile in mano, io con la mia copia Special Edition di Death Cult Armageddon in mano e Miss Hyde, affianco a me, con il booklet di Puritanical Euphoric Misanthropia. Abbiamo atteso e atteso e finalmente è uscito il tastierista, Gerlioz, che ha scherzato con noi e firmato vari autografi (ce li siamo fatti fare sui biglietti). E' stato molto caloroso e umile, tanto da farci delle foto e riprendere se stesso con noi come sfondo dicendo, ovviamentein inglese: "posto piccolo, ma audience grandiosa!". Quindi è uscito Cyrus, il bassista, e anche di lui abbiamo avuto gli autografi sui biglietti. Preferivo farmi autografare i cd dai componenti che l'avevano effettivamente composto. Di fatti, di lì a poco, è venuto da noi Silenoz, ripulito dal facepainting, e con molta tranquillità ci ha firmato qualsiasi cosa. Ed ecco anche Galder, che da simpaticone che è, si è prestato a noi ben felice e paziente. Intanto aspettavamo il cantante, il frontman, Shagrath, che ancora non si faceva vedere. Nel frattempo la crew caricava l'attrezzatura su un furgone dell'Amico Blu. Perchè l'Amico Blu??? Non avevano il loro furgone privato? Ebbene, ci hanno raccontato che mentre si recavano sul posto sono stati tamponati e quindi sono stati costretti ad affittare un furgone. L'Italia si fa riconoscere... Ma nonostante tutto, sono saliti sul palco in perfetta puntualità, segno della loro professionalità. Ammirevole. E, finalmente, ecco Shagrath! Ma... un piccolo cenno con la mano e si va a rinchiudere nel furgone. Indignati i fans, lanciano buuuu e fischi. Poi si cerca di incitarlo con vari "Shagrath! Shagrath! Shagrath!". Ma il furgone parte e ricominciano i fischi di disapprovazione. Insomma un comportamento da superstar e primadonna che ha lasciato tutti con l'amaro in bocca. Stessa cosa per Daray, che è passato senza nemmeno avvicinarsi, ma a sua discolpa va detto che nessuno l'ha chiamato. Chissà, però, sarebbe effettivamente venuto da noi? 
Ma fa nulla. La loro prestazione ha compensato queste piccolezze alla grande. Sono stati cristallini, coinvolgenti e fantastici. Con tutta la stanchezza dei vari chilometri fatti a piedi a Roma, delle quattro ore complessive, tra fila, attesa e concerto, e dell'oretta passata a cercare un contatto con i musicisti, tutto in piedi, il commento approvato all'unisono è stato questo: "Lo rifarei ancora, anche adesso!". Spettacolo.













Dr. Jekyll


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