29 dicembre 2012

Mr. Beaver


Il signor Walter Black soffre di una forma acuta di depressione: in pratica, è un corpo senza più volontà, un uomo vuoto.

Cacciato di casa da una moglie stanca, per la gioia del figlio più grande e con grande tristezza di quello più piccolo. Infatti, Porter Black, il figlio maggiore, odia a tal punto il padre da annotarsi ogni somiglianza con l'obiettivo di eliminarla. Il piccolo Henry invece soffre per l'assenza del padre, crescendo così come bambino solitario e chiuso.
Ma torniamo alla nostra trama: il signor Walter Black è depresso e viene cacciato di casa. Cosa fare? 1-ubriacarsi e non pensarci; 2- suicidarsi; 3- entrambe le cose. Il nostro concorrente sceglie la risposta n.3! E tra una cosa e l'altra che trova? Una marionetta. Un castoro di peluche. In un bidone della spazzatura il signor Walter Black trova il suo alter ego: Mr. Beaver. E grazie a lui, rimane in vita.


Il castoro è tutto ciò che egli non è ma vorrebbe essere, se avesse la volontà/il coraggio per farlo. Riprende in mano la sua azienda, riempiendola di soldi e successo, torna a casa e dedica il suo tempo al figlioletto, fa l'amore con sua moglie. Tutto questo, con il castoro attaccato al braccio. La sua terapia contro la depressione, là dove ogni medico ha fallito.


Mr. Beaver ha una personalità forte, decisa, e Walter non è in grado di dire e fare nulla se non attraverso il pupazzo. Esso diventa la parte dominante di Walter, ma che è anche la parte egoista, la parte che anela al successo e che per raggiungerlo rinuncerebbe ad ogni cosa. E quando il signor Black sta per perdere ancora la sua famiglia, dovrà scegliere tra tagliare via Mr. Beaver e lottare contro la sua depressione una volta per tutte o farsi guidare ancora ed ancora come una marionetta, da una marionetta, senza più avere accanto le persone più care. 

Come un cancro, come una malattia autoimmune, una parte di Walter schiaccia tutto il resto, incurante delle cose a cui tiene. Nonostante abbia fatto molto per lui. L'amore per la famiglia contro sé stessi. La ricerca del successo contro i propri sentimenti. La scelta da fare per seguire l'una o l'altra parte di sé. Lottare o nascondersi dietro una maschera. Che sia di peluche o immaginaria.


Questo film parla proprio di questo, anche attraverso la storia secondaria di Porter Black. E anche di come possano essere diversi e fragili i rapporti padre-figlio, o al contrario di quanto possono diventare forti se si decide di non seguire solo il proprio ego ed il proprio orgoglio. Parla di una lotta quotidiana che ognuno può trovarsi ad affrontare e che non sempre ha un lieto fine, o per lo meno non il lieto fine che ci aspettiamo.



Un film da vedere, e che lascia a ciascuno indizi diversi per farsi interpretare, ma che a tutti lascia indistintamente da riflettere.

Nota di merito a Mel Gibson, che non sempre riesco ad apprezzare, ma che è stato davvero di una bravura assurda, calandosi nel suo personaggio, o nei suoi personaggi, al meglio.

-Miss Hyde-

6 commenti:

Marco Grande Arbitro ha detto...

Ohhh finalmente è tornato un Mel Gibson. A me è piaciuto anche ultimo

Miss Hyde ha detto...

Come forse si capisce da quello che ho già scritto, a me Mel non è che mi garbi molto... però in questo film m'è piaciuto molto. L'ultimo non l'ho visto, ma mi metterò subito in regola :P

Cannibal Kid ha detto...

interessante il tuo punto di vista,
io purtroppo l'ho trovato solo un film ridicolo con un pessimo mel gibson che parla con un pupazzo :)

Miss Hyde ha detto...

Questione di gusti ;)

MrJamesFord ha detto...

Per una volta mi trovo d'accordo con Cannibale, pensa.
Io voglio il vecchio Mel solo quando fa il pazzo spaccaculi in stile Mad Max o Arma letale.
Altro che castori!

Miss Hyde ha detto...

Eheheheh, per me è esattamente il contrario invece :P

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