E' un periodo, questo, in cui sto leggendo davvero poco per i miei standard. Di solito finisco un libro in una settimana o massimo due, se non a volte in cinque giorni. Be', ultimamente, vuoi un po' perché dopo essermi laureato un po' di pausa dai libri ci voleva, vuoi perché gli adattamenti cinetelevisivi mi hanno fatto così tanto concentrare che non ne potevo più di stare appresso alle parole, insomma ho rallentato il mio ritmo. Ho finito 1984 in un mese e altrettanto il libro precedente (Lui è tornato, di Timur Vernes, che vi consiglio). Poi? Una pausa di un mese e finalmente mi è venuto voglia di leggere qualcosa che fosse interessante e che avesse un ritmo quantomeno da thriller. Per cui ho optato per questo thriller dantesco (?) di Patrizia Tamà.
L'autrice non scrive male, bisogna dirlo, e la storia non è né eccezionale né patetica. Cercherò di scrivervi la trama in modo molto conciso. Una donna, Beatrice, si sveglia persa e senza memoria a Firenze e pian piano cerca di risalire alla sua personalità, grazie anche a dei sogni molti reali in cui lei si ritrova essere Beatrice Portinari, l'amata dell'Alighieri. Insomma, si va avanti nella storia con la scoperta che esiste una Quarta cantica, vergata di suo pugno dal sommo poeta e si cerca di trovarla districandosi tra vari omicidi, viaggi in Turchia e Germania, eventi spiacevoli e non, problemi di cuore e via dicendo. Questa Quarta cantica viene cercata anche dalla setta dei dervisci, al cui interno un gruppo di estremisti, detti I Custodi, vogliono che l'opera non si diffonda perché contiene verità che il mondo non è ancora pronto a conoscere, ma soprattutto per evitare che il suo contenuto possa rendere ancora più potente l'Occidente, perché questa setta è originaria della Turchia. Ma c'è anche una setta di ex-nazisti tedeschi i quali vogliono impossessarsi del manoscritto dantesco. E poi c'è un professore inglese che lo vuole perché, invece, secondo lui c'è il segreto alchemico per la pietra filosofale, dato che Dante era anche un medico o qualcosa del genere. Poi ancora... aspetta, aspetta, aspetta, aspetta, aspetta!!! Che cos'é 'sto casino?
Ecco appunto. Il problema è che in questo romanzo c'è troppo, ma davvero troppo. Dante, il poeta persiano Rumi, con tutte le loro teorie, l'alchimia, una setta nazista, una setta turca, gli studiosi che commissionano omicidi, un tedesco che uccide questi studiosi... troppa roba! Il fatto è che non è che qualcuno potrebbe essere troppo stupido per non seguire gli eventi o capire i nessi logici. Il problema sta nel fatto che tutto questo finisce per ridurre al minimo il racconto della trama vera e propria. Chiariamo, le idee sono buone e ci stanno. L'originalità c'è, ma c'è un eccesso di informazioni che a volte disturba.
Purtroppo lo stesso devo dire riguardo le parti pedanti e spesso ripetitive legate al pensiero di Dante, alla spiegazione della sua Commedia e ai segreti nascosti... insomma Dan Brown, ahimé, si vede e si sente... ehm, legge.
Altra nota negativa sono gli stereotipi. Caratterizzare un personaggio è sempre difficoltoso. Ma un procuratore sempre assente che vuole prendersi il merito delle indagini e che si veste sempre griffato sa di già sentito. Il commissario che fa tutto il lavoro sacrificando la vita familiare sa di già sentito. La protagonista determinata e sapientona, che si trova invischiata in eventi più grandi di lei sa di Robert Langd... già sentito! Il dottore simpatico, dolce e premuroso di cui, ovviamente, si innamora la protagonista sa di già sentito. I problemi familiari o d'amore, con separazioni e una figlia in mezzo sanno di già sentito.
A volte anche i dialoghi sono un po' ingenui e molto imbarazzanti. Come quelli, soprattutto, tra Beatrice e Raffaele, il dottore di cui sopra, i quali nemmeno si conoscono e Raffaele inizia a chiamarla "angelo", e le carezza la mano, e le dice cose che se io dicessi ad una ragazza non so nemmeno che mi farebbe con il suo tacco 12.
Ultima critica. Verso la fine il ritmo è abbastanza alto. Le ultime vicende sono concitate e spingono ad una piacevole lettura. E poi... poi un capitolo intero su una conferenza stampa in cui praticamente viene ricapitolata tutta la trama del libro. Come a dire, scrivo questo capitolo per i lettori stupidi che non hanno capito niente. Ma 1. quel capitolo è un insulto eclatante per quei lettori "stupidi" e 2. quel capito è un insulto per i lettori che hanno capito tutto e si ritrovano a leggere una bella porzione di testo grazie al quale i loro gioielli iniziano ad ingrossarsi. Non è finita! A questo segue l'ultimo capitolo in cui Beatrice, sempre a questa conferenza, inizia a parlare della Quarta Cantica, mostrando i versi e facendo tanto di parafrasi. Per carità, la decisione di scrivere dei versi in stile dantesco e farci tanto di parafrasi è coraggioso da parte della Tamà. Ma ricordate i gioielli ingrossati? Immaginate che un grosso martello sbuchi da sotto la costola del libro, mentre siete comodamente seduti sul divano (non con le gambe accavallate, se no non vale!) e si schianti fragorosamente su di essi distruggendoli. Non mi puoi concludere un libro in un modo così pedante e, bisogna dirlo, noioso. Capisco che potrebbe essere un finale diverso e che io sono abituato ai libri che ti lasciano qualcosa, che sia un pensiero o quel senso di adrenalina che poi se ne va pian piano una volta chiuso il libro, ma no, in questo modo tanto pesante non si può concludere un libro pseudo-thriller.
In conclusione, le critiche da me mosse, ovviamente sono personali e non generalizzanti. Avendo letto tanti, ma proprio tanti libri, sia di questo genere, sia di altri, La Quarta Cantica l'ho trovata spesso noiosa, pedante e densa di cliché. L'originalità non manca in ogni caso, sarebbe potuta essere strutturata meglio e con scelte meno stereotipate. La lettura comunque scorre veloce e piacevole (a parte i passaggi filosofeggianti, filologici e via). Un libro che intrattiene, che concede una lettura spassionata e non impegnativa, che andrebbe letto solo se non siete un tipo di lettore medio-esigente come me.
Dr. Jekyll
5 commenti:
Sarò sincero... non mi attira molto
E non ti do tutti i torti...
A me il libro è piaciuto molto e l'ultimo capitolo, con i versi della quarta cantica in stile dantesco, è stato a dir poco sbalorditivo. Poichè si riprende una analogia con le prime terzine dell'Inferno ma ribaltate viste dagli occhi di un Dante "rinnovato e purificato" dal viaggio nell'aldilà. Con un Dante che ridiscende sul colle vicino alla selva oscura e incontra tre fiere però metaforiche di messaggi positivi. E tre fiere che richiamano personaggi storici del periodo di Dante, insomma, l'autrice ha ricalcato alla perfezione lo stile dantesco.
Non voglio poi essere frainteso però ho due appunti, personali, sulla recensione. Innanzitutto c'è scritto che il libro è troppo pedante e difficile da seguire, io invece ho fatto fatica a leggere la recensione, troppo ingarbugliata. Poi non si può dire che "per carità il libro non è male, l'autrice scrive bene" e poi che "un martello ti frantuma i gioielli di famiglia". Ripeto però, sono mie considerazioni personali.
Concordo con Mr. Hide.. Libro bellissimo e gratificante. Ultima parte sulla quarta cantica l'ho personalmente trovata eccezionale, prova tu a inventare e scrivere terzine dantesche dandogli una concezione criptica e un donandogli anke un significato così puro e lucente come quello k rappresenta "L'oro dei filosofi"! Personalmente ho faticato a leggere e comprendere la tua recensione e ho trovato anke un po di presunzione paragonando il libro ad "un grosso martello che sbuchi da sotto la costola del libro e, mentre siete comodamente seduti sul divano, si schianti fragorosamente sui gioielli distruggendoli". Pensa invece ad ammirare chi ha più conoscenze di te (e che sa scrivere meglio), ammira anke il coraggio che questa scrittrice ha avuto scegliendo di scrivere su un tema così controverso e delicato come può esserlo Dante, inventandosi addirittura di sana pianta versi e terzetti rifacendosi alle cantiche già esistenti! Se le tue recensioni sono tutte così i tuoi seguaci nn credo leggeranno molti libri.....
Concordo con Mr. Hide.. Libro bellissimo e gratificante. Ultima parte sulla quarta cantica l'ho personalmente trovata eccezionale, prova tu a inventare e scrivere terzine dantesche dandogli una concezione criptica e un donandogli anke un significato così puro e lucente come quello k rappresenta "L'oro dei filosofi"! Personalmente ho faticato a leggere e comprendere la tua recensione e ho trovato anke un po di presunzione paragonando il libro ad "un grosso martello che sbuchi da sotto la costola del libro e, mentre siete comodamente seduti sul divano, si schianti fragorosamente sui gioielli distruggendoli". Pensa invece ad ammirare chi ha più conoscenze di te (e che sa scrivere meglio), ammira anke il coraggio che questa scrittrice ha avuto scegliendo di scrivere su un tema così controverso e delicato come può esserlo Dante, inventandosi addirittura di sana pianta versi e terzetti rifacendosi alle cantiche già esistenti! Se le tue recensioni sono tutte così i tuoi seguaci nn credo leggeranno molti libri.....
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