21 aprile 2012

Cradle of Filth - Dusk...and Her Embrace

Artista: Cradle of Filth
Album: Dusk...and Her Embrace
Genere: Symphonic Black Metal
Anno: 1996
Casa discografica: Music for Nations




Ogni tanto mi piace dare una rispolverata ad alcuni album che non ascolto da svariato tempo. Mi piace sedermi, raccogliermi in me stesso e dedicarmi all’ascolto attento, senza distrazioni, di cd che in passato mi hanno colpito o meno. A volte mi rendo conto di averli sottovalutati o sopravvalutati, riscopro canzoni che mi facevano esaltare o mi viene da mandare al diavolo me stesso per esser uscito pazzo per altre che non meritavano.
La riscoperta di questo periodo è Dusk...and Her Embrace dei Cradle of Filth. Che dire… è un album magistrale. Black metal misto a gothic e romantic, symphonic e vampiric. Denso di atmosfere gotiche e romantiche, con delicati scatti frenetici.  Alla voce profonda di Dani si alterna quella scream più stridula, come un ululato ora straziante ora rabbioso. Diciamoci la verità, qui sì che Dani ci sapeva fare. Qui sì che la band aveva classe e ispirazione. Mi duole ammetterlo, ma gli attuali Cradle non sono quelli di questo album. Ma va bene così, ogni band si evolve e a me piace prendere ogni nuova release di qualsiasi band come un prodotto a sé, non per forza riconducibile alla tradizione del gruppo di cui reca solo il marchio. Certo pare strano che una band guidata da un frontman che trovo quanto mai goffo, sia nelle performance live che nel cantato che ormai sembra solo un continuo rigurgito, abbia composto canzoni monumentali come Funeral in Carpathia. Una canzone splendida, forse una delle più belle. Romantica, potente e emozionante. O A Gothic Romance (Red Roses for the Devil's Whore), semplicemente gotica. La straziante ballata Malice Through the Looking Glass. La title-track, Dusk And Her Embrace, monolitica, tra le sue impennate violente e le sue soffuse atmosfere armoniose. Si riconosce il drumming potente e sempre vario di Nick Barker e il grazioso cicciotto sa sempre inserire le tecniche giuste nei passaggi giusti. Le tastiere di Damien fanno danzare i nostri sensi tra chiese diroccate, foreste fredde e saloni pittoreschi. Le chitarre di Gian e Stuart si alternano sapientemente e si uniscono densamente, creando un concept perfetto. Il basso di Robin crea quella nebbia che pervade tutto il percorso. E la voce di Dani racconta, trasportandoci tra tristezza e rabbia, tra malinconia e passione.
Lasciate a casa Bella e Edward, rimpiangerebbero di non far parte di questo mondo vampiresco e non sono degni nemmeno di farne parte. Dusk and Her Embrace è arte, questa!

Dr. Jekyll

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