30 aprile 2012

Dimmu Borgir - Death Cult Armageddon

Artista: Dimmu Borgir
Album: Death Cult Armageddon
Genere: Symphonic Black Metal
Anno: 2003
Casa discografica: Nuclear Blast






Dopo aver parlato del cofanetto da collezione dell'album Abrahadabra, mi sembrava stupido non parlare della musica dei norvegesi. Chiariamoci subito. Per chi non conoscesse tutta la parabola evolutiva del gruppo, c'è da dire che dal black metal sinfonico grezzo e da stanzetta risonante delle origini (For All Tid e Stormblast), i Dimmu sono passati nel 1997 ad un sound più pulito e cristallino, facendo delle tastiere la linea preminente della loro musica (da Enthrone Darkness Triumphant in poi). Un'ulteriore svolta l'abbiamo nel 2001 con l'album Puritanical Euphoric Misanthropia che li consacra ad una delle band più originali e incisive del panorama.
L'album di cui mi appresto a parlare è quello successivo alla release del 2001. A mio avviso è il capolavoro della band. Un must della musica, senza dubbio alcuno. A differenza del predecessore si distingue subito per un sound più pulito, più vero, e meno macchinoso (per carità, Puritanical è registrato in maniera egregia) rispetto a quello del 2001. Ovviamente anche questo album è registrato con la collaborazione dell'orchestra sinfonica di Praga. La genialità della band non scende nello scontato dopo il capolavoro precedente, anzi si fa ancora più profonda. I pezzi si susseguono come se la loro fosse una successione dovuta, naturale, logica. Allegiance, la prima traccia, parte con un rumore particolare, come se stessero girando quella ruota meccanica raffigurata in copertina. E, quando partono le prime note, capiamo che quella era una porta e che si è aperta e ci troviamo proiettati nell'immaginario apocalittico in cui la colonna sonora è proprio la musica dei norvegesi. Una canzone furiosa, ma altamente melodica al tempo stesso. Segue il singolo, e forse quello per eccellenza della band, Progenies of the Great Apocalypse: l'orchestra maestosa, le chitarre pompano per accompagnarla e poi... esplode la voce del bassista I.C.S. Vortex, dal cantato praticamente lirico e sinfonico, che ci porta verso la  calma. Ma è solo apparenza prima che l'apocalisse scoppi nuovamente tra blast beats, urla di Shagrath e virtuosismi di Mustis alla tastiera. Non starò a raccontarvi traccia per traccia il lavoro, ma vi parlerò solo di quelle che personalmente amo, anche se vi assicuro che sono tutte, tutte!, stupende. Blood Hunger Doctrine la definirei la ballata dell'album, considerato che è la più lenta. Dalle atmosfere tetre, come se stessimo giocando a nascondino con il nostro inconscio, tra i resti della devastazione messa in atto dall'apocalisse. Segue Allehelgens Død I Helveds Rike, ritmata e melodica in cui ritroviamo il superbo cantato del bassista. Eradication Instincts Defined è... è... Maestosa. Suona praticamente come una marcia che accompagna i preparativi di guerra, quando ad un tratto, accompagnati dalle melodie, ci soffermiamo a pensare a quanto sarà epico il nostro scontro. Ripeto, maestosa. Unorthodox Manifesto è la colonna sonora di quella guerra. E quando, al termine di una intro caratterizzata dalla marcia al passo di un esercito, si sente: "General?" e lui che gli ordina: "Destroy!"... è la fine. Un canzone potente e decisa, senza repliche. Si va avanti qualsiasi cosa succeda. A questa segue l'ultima dell'album, Heavenly Perverse, che è un altro capolavoro. Le melodie ci lasciano intendere che i Dimmu Borgir non si fermeranno qui (anche se, mi duole dirlo, ma il successivo In Sorte Diaboli è stata una delusione per me). Tra sinfonie epiche e orchestrali e ritmi serrati, troviamo la voce di Abbath degli Immortal che partecipa con la sua prestazione come ospite in questa traccia.
L'album è finito e, diamine!, me lo riascolterei ancora! Una nota: la batteria. Dietro le pelli c'è ancora lui, Nicholas Barker (ne ho già parlato nel mio pensiero riguardo i Cradle Of Filth, e, tu guarda ce lo troviamo anche qui). Il suo drumming è qualcosa di spaventoso. Massiccio. Preciso e cristallino, come sempre inventa giri su giri, tutti suoi, e li sa adattare alla fisionomia della canzone. Semplicemente perfetto. Tremendo e inesorabile. 
Ovviamente l'artwork è magnifico, curato e altamente personale. Rispecchia appieno ciò che possiamo ascoltare nel cd. Inoltre Progenies e Eradication sono, tra l'altro, state prese come colonne sonore per il film Hellboy e Stardust.
Insomma questo è quello che penso, e cioè che Death Cult Armageddon è una perla inestimabile della musica in generale. Non ho più aggettivi per esprimere quanto spettacolare sia, so solo che per apprezzarlo davvero è necessario ascoltarlo. Attentamente. Perchè, se è vero che i nostalgici dei "classici" Dimmu Borgir tendano sempre a ricercare le melodie di allora, la sperimentazione e proprio quelle melodie da nostalgici in questo album sono ai massimi livelli. A-S-C-O-L-T-A-T-E-L-O.

Dr. Jekyll

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