11 maggio 2012

Emile Zola - Il Sogno

Autore: Emile Zola
Titolo: Il Sogno
Anno: 1888
Casa Editrice: Alberto Peruzzo, ma fuori diritti
Pp: 208
Genere: Narrativa Classica









Lo ammetto, è stata una lettura difficile, nonostante mi piacciono molto i classici. Sarà perchè l'ho letto in un periodo in cui non sono molto dedito ai classici, sarà perchè il modo di scrivire di Zola è un pò più pesante di quello che mi aspettavo, sarà perchè l'ho letto in un periodo di intenso studio universitario, ma ho letto il libro con un certo sforzo. Ho trovato questa lussuosa edizione passeggiando tra i mercatini che ogni tanto spuntano a Tor Pignattara e l'ho presa al modico prezzo di 2 euro.
Appena aperto il libro, il padre del naturalismo, mi ha sbattuto in faccia un assaggio di ciò che è il suo stile. Lunghe, lunghissime descrizioni. Minuziose a tal punto da descrivere quasi in che posizione si trova il granello di polvere dietro l'armadio. Il matrimonio finale ad esempio occupa almeno 6-7 pagine. C'è Angelica, piccola orfanella salvata dalla strada dai coniugi Hubert. Si innamora di un libro sulle martiri religiose, Leggenda, ma soprattuto, appassionandosi alle vetrate della cattedrale, con immagini di San Giorgio, si innamora del suo sogno di sposare un uomo bello e ricco. Un classico insomma. E infatti il tutto prosegue secondo le norme del tempo. Ogni piccola vicenda è ingigantita: così, ad esempio, recuperare un lenzuolo spazzato via dal vento e posarci sopra delle pietre per non farlo volare, diventa un'azione che stanca e affanna, un'impresa eroica. Giusto per fare un esempio, eh. Quando si innamora di Feliciano inizia il suo calvario. Dapprima non gli rivela il suo amore, perchè aveva fatto un voto alle stesse martiri di essere come loro, e quindi spezza il cuore del giovane. Poi però si dice che non ha senso e non è quello che vogliono le donne del libro che tanto ama. Allora si apre al suo amore e decide di sposarlo. Ma scopre che lui è figlio del Monsignore della cattedrale, e che questo lo ha promesso in sposo a una ricca madamigella, contro i suoi sentimenti. Invano Feliciano tenta di far cambiare idea al padre, che vive nell'eterno ricordo di sua moglie che morì nel dare alla luce proprio suo figlio. Anche Angelica ci prova, facendosi conoscere dall'uomo di Chiesa, ma nulla da fare. In più, ci si mette anche la mamma adottiva di lei, preferendo la morte della figlia trovatella piuttosto che saperla vivere infelice, come lei. Praticamente non vuole che succeda ad Angelica quello che era successo a lei: di ricca famiglia aveva scelto di sposare l'umile Hubert, contro la volontà dei suoi genitori scatenando il risentimento della madre di lei. In punto di morte di quest'ultima condanna la figlia ad una vita di sofferenza e gli Hummert infatti saranno segnati dalla sterilità, cosa che signora Hubert interpreta come una punizione divina, scatenata appunto da sua madre. Insomma, la sua protezione claustrofobica nei confronti della figlia, e le negazione del Monsignore al matrimonio con Feliciano, per evitare che la passione vera sia fonte di sofferenza come lo era stata per lui, portano Angelica in punto di morte. A sedici anni o venti anni (non s'è capito bene), per una sofferenza d'amore decide di morire e ci riesce quasi, solita roba da classici. Sarà Monsignore stesso a darle l'estrema unzione, quando miracolosamente Angelica si risveglia. Allora Monsignore lo interpreta come il volere di Dio e acconsente al matrimonio che si terrà di lì a poco. Il finale felice scoglie tutte le sofferenze, anche quella della signora Hubert che si sente finalmente liberata dalla condanna della mamma. Angelica muore, quando, fuori dalla chiesa, subito dopo la fine della celebrazione del matrimonio, dà il suo primo e ultimo bacio a Feliciano. E scompare. Come se il sogno fosse stato di Feliciano, e non suo. Non capisco se Zola interpretasse appunto il sogno come quello di Feliciano, o come quello di Angelica, o ancora come il sogno di Angelica di finire la sua vita nella stessa grandiosità delle martiri di cui si era appassionata, ipotesi più probabile.
Una storia struggente, che ben lascia intendere il bersaglio polemico dello scrittore francese. Contro i vizi, i convincimenti, i falsi costumi della società e contro la bigotteria religiosa, le false prediche e le false credenze cristiane. Anche se devo dire che è molto attento ai culti e alla religione stessa, stando a quanto ho letto. Penso che assieme ad Angelica la figura principale del romanzo sia la cattedrale stessa, descritta più volta durante il racconto e che si erge, nella vista sul giardino e sul chiostro che Angelica ha dalla sua finestra, come un mastodonte che veglia affinchè Angelica segua la vocazione che la porti alla stessa sorte delle martiri.
Non credo si possa dare una valutazione su un classico. E' vissuto nel suo tempo. Per me leggerlo è stato importante per capire e conoscere cosa il naturalista pensava e voleva scrivere, e come lo faceva. Leggere per diletto e per acculturazione, per questo lo posso consigliare, ma non da paragonare ad altri libri o inserirlo nel nostro tempo.

Dr. Jekyll

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